Sito della Onlus Amici Delle Suore Operaie
 

Muoversi Nella “Zona Rossa” del Mali

OBIETTIVO RAGGIUNTO

CONTESTO DI RIFERIMENTO E AMBITI D’INTERVENTO

La Repubblica del Mali è una nazione dell’Africa occidentale priva di sbocchi sul mare ed è paragonabile per dimensioni al Sudafrica, più di quattro volte l’Italia. Le frontiere del Mali si estendono per un totale di 7.243 km di confini terrestri lambendo sette stati: l’Algeria  a nord e nord-est, il Niger ad est, il Burkina Faso (a sud-est, la Costa d’Avorio a sud, la Guinea a sud-ovest, il Senegal e la Mauritania a ovest.

Il suo territorio, per la maggior parte pianeggiante, è costituito al nord dal deserto, al sud dalla savana.

La comunità delle Suore Operaie aperta nel mese dicembre del 2013 è formata da 5 sorelle, si trova a  Sévaré.

Sévaré è una città crocevia di circa 60.000 abitanti situata a circa 10 chilometri a sud-est di Mopti  capoluogo della regione e importante porto fluviale.
Si trova nella zona rossa della guerra civile.
Due congregazioni nell’ultimo anno hanno chiuso le loro comunità a causa dell’insicurezza e dell’instabilità politica

SITUAZIONE POLITICA

Non è facile comprendere che cosa sta succedendo. La guerra che vede affrontarsi da una parte i jihadisti alleati con i Tuareg e dall’altra l’esercito maliano, esercito francese, ONU (qui chiamato MINUSMA), G5 Sahel, sembra allargarsi a macchia d’olio. Ora ha coinvolto alcune etnie: i Peul, etnia nomade dedita all’allevamento, sono accusati di dare rifugio ai jihadisti. I Dogon, etnia dedita alla coltivazione, scaccia i Peul dalla terra Dogon. Fino a ieri l’accordo tacito era che nei campi Dogon, dopo il raccolto, i Peul potevano far pascolare il loro bestiame, fertilizzandoli. Ora questo equilibrio è rotto.. Anche fuori dal territorio Dogon sembra che i Peul siano cacciati dai Bozo e da altre etnie.

Sono diminuiti gli scontri diretti, la guerra avanza con incendi ai villaggi, mine antiuomo seminate sulle strade, ponti fatti saltare.

La comunità delle suore di Sévaré grazie all’aiuto di volontari laici sostengono gli abitanti nelle loro difficoltà quotidiane: mancanza di cibo anche attraverso la coltivazione di campi e orti familiari,  formazione per igiene delle persone con annesso un  piccolo laboratorio per la fabbricazione del sapone, inoltre si occupano della pastorale all’interno delle carceri e dei due ospedali della città. Con le donne del quartiere hanno attivato una piccola cassa per microcredito.

 

Molte sono le richieste di aiuto da parte delle donne e delle ragazze del quartiere. Ma la loro  attenzione e preoccupazione, fin dall’inizio, è stata rivolta alle ragazze giovani, “aides ménagères”, collaboratrici familiari “governanti”, sia quelle che provengono dai paesi di campagna, in particolare dai villaggi Dogon, sia quelle che lavorano nelle proprie famiglie, oltre che alle donne vedove.

Le giovani “collaboratrici domestiche” sono ragazze di 12-17 anni che lasciano il loro villaggio, soprattutto Dogon, e vanno in città in cerca di lavoro per guadagnarsi da vivere e per aiutare le loro famiglie, hanno la residenza di “servi” in famiglie benestanti.

Lavorano 14-15 ore al giorno, con una sola giornata di riposo alla settimana, svolgendo i lavori più faticosi. Molte, nonostante la giovanissima età, hanno già un bimbo sulla schiena da sfamare.

Una domenica al mese tutte le ragazze, circa 100, si ritrovano presso la comunità di Sévaré, dove le suore operaie organizzano una giornata dedicata a loro: il medico (volontario) visita le ragazze incinte o  malate, il corso di alfabetizzazione (il tasso di analfabeti nel Mali è del 67%) , viene offerto un pasto e … il gioco affinché possano esprimere la loro tenera età e dove possono sentirsi al sicuro e amate.

 

OBIETTIVO DEL PROGETTO

Le suore hanno maturato, in comunione con la Chiesa locale, la decisione di costruire una casa-famiglia per queste ragazze, per poterle accogliere temporaneamente quando arrivano dal loro villaggio in cerca di lavoro e alloggio presso famiglie e offrire loro una formazione sostenibile. E’ un progetto che richiede grossi finanziamenti e di conseguenza alcuni anni prima di poterlo realizzare.

Attualmente la necessità più urgente è dotare le suore di un’autovettura che consenta rapidi spostamenti in sicurezza.

Spesso la sera ci sono giovani mamme, che bussano alla loro porta perché il loro bambino è malato e bisogna portarlo in ospedale e le suore sono il loro unico punto di riferimento, la loro famiglia.  A volte invece arrivano delle ragazze che sono state violentate o che hanno perso il lavoro e non hanno un luogo dove stare e hanno bisogno di essere curate o ritornare al loro villaggio.

Ci sono grosse difficoltà negli spostamenti, la comunità ha già una piccola auto per fare la spesa in città ma vi è l’urgenza, viste le molteplici attività, di avere un’auto più solida e capace che permetta di soddisfare le diverse esigenze della missione, della assistenza, poiché  vivono e lavorano  in una “zona rossa” a causa della guerra e dell’insicurezza che ancora vi regna.

Durante la stagione delle piogge le strade sono impraticabili e con l’attuale macchina non possono raggiungere i diversi luoghi dell’apostolato né fornirsi delle risorse necessarie per soddisfare i propri bisogni e quelli delle ragazze e donne.

Tenendo conto delle condizioni delle strade, la maggioranza non asfaltate, sconnesse e irregolari avevamo individuato come mezzo idoneo e poco costoso un Pick Up, ma essendo quest’ultimo l’autovettura spesso utilizzata da jihadisti le suore non potrebbero transitare su alcune strade della città e rischierebbero di essere attaccate perché “amiche” dei jihadisti.

 

Il mezzo più idoneo sarebbe un fuoristrada il cui costo si aggira sui € 50.000 (il cambio valuta è molto sfavorevole). Noi speriamo di ricavare qualche migliaio di euro vendendo l’attuale autovettura

 

 

La referente di questo progetto è Suor Erminia Apostoli nativa di San Gallo di Botticino, divenuta suora nel 1976, da sempre vicina agli ultimi, è stata missionaria in Burundi dal  1976 al 1996 e nel 2013 accoglie la sfida di aprire la prima comunità delle Suore Operaie a Sévaré in Mali.